L’Associazione Donne in Genere

Nasce come un gruppo informale nel 1993, in difesa delle legge 194 e di una maternità libera e responsabile messa allora in discussione dai rappresentanti del governo di centrosinistra dell’epoca. Si costituisce definitivamente in associazione il 24 gennaio del 1995.

Per Statuto le finalità dell’associazione sono:

  • Produrre e incrementare pensiero e azione a partire dalle differenze di genere
  • Sviluppare una politica in difesa e per l’estensione dei diritti delle donne e per una loro reale cittadinanza nel nord e nel sud del mondo
  • Diventare un punto di riferimento, di accoglienza e divulgazione per tutte le iniziative di prevenzione e lotta alla violenza fisica e psicologica sulle donne
  • Svolgere un’attività di ricerca, informazione e elaborazione del pensiero femminile

Il Centro Donna L.I.S.A.

Come Associazione volevamo concretizzare la nostra realtà attraverso un luogo che desse visibilità alla nostra storia e alle nostre soggettività, come collettivo di donne nel municipio.

Uno dei primi obiettivi che ci siamo date è stato quello di trovare sul territorio dove viviamo un posto che desse visibilità alla nostra storia e alle nostre soggettività.

L’ambizione è stata e resta quella di riuscire a intrecciare la contraddizione di classe e il conflitto di genere.

Le nostre attività sono state caratterizzate dalla scelta dell’autodeterminazione, del contrasto e della denuncia del potere patriarcale, che abbiamo poi praticato con una azione di “disobbedienza civile” occupando nel novembre del 1997 uno spazio abbandonato da tempo nel quartiere.

Occupazione pienamente riuscita grazie all’impegno e alla solidarietà di tantissime donne, sia singole che associazioni, disposte a sostenerci e a condividere con noi le notti in terra, la mancanza di acqua e di luce, le visite della polizia, l’entusiasmo e la voglia di farcela nel rispetto delle differenze reciproche, mantenendo e costruendo insieme al movimento femminista iniziative comuni.

Passare quindi da un collettivo femminista a un Centro Anti-violenza  – Centrodonna L.I.S.A. che sta per Libertà, Internazionalismo, Soggettività, Autodeterminazione – ha richiesto uno sforzo e un impegno notevole: fortunatamente molte di noi avevano già una formazione all’accoglienza di donne che hanno subito violenza che hanno potuto trasmettere alle altre.

Ad oggi siamo state formatrici di decine e decine di donne che ci hanno avvicinate con la voglia di condividere e di fare qualcosa di concreto insieme. Importantissimo per noi il lavoro fatto nelle scuole con seminari di educazione e contrasto alla violenza di genere.

Tante però le domande che ci siamo poste:

  • Come riuscire a mantenerci autonome e indipendenti senza rischiare una metamorfosi e diventare una delle tante “imprese” no profit, stravolgendo così le finalità e i principi originari?
  • Come non snaturarci in un’attività di “servizio” praticando e mantenendo invece un’idea di sostegno e solidarietà per donne in difficoltà e favorendone una consapevolezza di genere?
  • Come essere un luogo non auto-refenziale ma aperto al contributo e al confronto con altre donne animate dagli stessi obiettivi?

E un’ultima domanda ma non per questo meno importante.

Come riuscire a pagare le spese di questo nostro bellissimo posto mantenendo gratuite le nostre attività?

La risposta è stata la scelta della strada dell’autofinanziamento, decisione condivisa da tutte che prevede una quota di sottoscrizione mensile da parte di ognuna in base al proprio reddito.

Sempre per decisione condivisa nessuna compagna potrà provvedere alla propria sussistenza tramite lavori derivanti da progetti presentati a istituzioni locali, nazionali o europee.

Inoltre qualsiasi progetto presentato per un finanziamento pubblico dovrà sempre rispondere alla finalità di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne.

Da 20 anni queste siamo, impegnate nel rispetto della pari dignità di pensiero di ognuna, decidendo insieme sul da farsi senza criteri di maggioranza o minoranza ma con la pratica del confronto e della mediazione.

Il pericolo dell’autoreferenzialità è lontano da noi: la nostra garanzia è la composizione diversificata del gruppo che intreccia storie personali, quindi politiche, che camminano ascoltando e domandando sentendosi parte di una storia comune, quella del movimento delle donne. Nel tempo dell’individualismo più sfrenato resistiamo al sessismo, al fascismo e al razzismo.

La nostra ultima parola gridata nelle piazze di tutto il mondo è e resterà la stessa: se toccano una toccano tutte.